Perché io sono stata ammalata, ho fatto il tifo. Eravamo in tre, tutte e tre malate, io avevo sempre il mal di pancia. Allora un giorno non mi sono potuta più alzare, dormivo in una camera da sola, non c’era ancora la Ravera, viene la guardiana, mi fa: “Ma perché non ti alzi, cosa c’è?”. “Ho mal di pancia, non ne posso più, non mi posso alzare”. Allora lei mi dice: “Beh, quando arriva il dottore ti porto dal dottore”. Allora arriva il dottore, lei mi mette una coperta sulle spalle così e mi porta. Era lontano il dottore, mi vede arrivate con quella cosa in spalle, si mette a gridare: “Deficienti, non la vedete che ha il tifo quella donna, portatela a letto!”.
Poi mi volevano mettere in infermeria, allora la guardiana chiama subito la madre superiora, arriva, dice: “Non possiamo metterla, qua dobbiamo tenerla…”. “Mettetela dove volete, questa qui deve essere separata, è ammalata…”. Allora quando lo dice il dottore bisogna farlo, perché ti danno solo sempre la purga, a me la urga non me la davano. Allora mi prendono e mi portano alla camera dove dormivo. Il dottore è venuto a visitarmi due tre volte al giorno anche. Dice: “Ma cosa ha fatto ‘sta piccirella. Quanto tempo ha da fare?”. Loro gli han detto: “Ha diciotto anni”. E lui ha capito che io avessi diciotto anni, “Sì, ma io ho chiesto quanti anni deve fare di prigione”. “Ma siete tutti matti? Diciotto anni a una ragazzina così”.
Quaranta giorni sono stata male, più di quaranta giorni. Poi hanno mandato a chiamare i miei, hanno detto che morivo.
Ricevono il telegramma che è la fine. Allora parte questo mio nipote Adriano Rossetti, il papà della Liliana, e la sua sorella. Son partiti, sono venuti giù a trovarmi. Vengono là le suore due o tre, e mi dicono: “Ti piacerebbe vedere delle fotografie dei tuoi parenti?”. Dico: ” Sì, sì”, ma io ero talmente intontita! Allora si vede che era proprio l’ultimo tentativo, mi sveglio, mi sveglio di notte, vedo tutta la cella piena, erano dodici suore, tutte intorno. Io le guardo: “Ma cosa c’è?”. Poi mi vedo i vestiti: “Niente, niente, siamo venute a farti visita. Non sei contenta?”, “Ah, sì, sì”, e mi sono rimessa giù. Ero passata proprio dalla morte alla vita in quel mentre lì.

(Intervista a Giorgina Rossetti del 1978 tratta da Laura Mariani, Quelle dell’idea. Storie di detenute politiche 1927-1948, Bari, De Donato, 1982, pp. 71-72)


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