Dal 21 o 22/2/1945

In un combattimento nel Canavese, nel castello di Borgomarino, si è fatti prigionieri 13 della Biringobi. Gandi il nostro comandante è rimasto ferito, è nascosto a Villareggia nelle vicinanza di Ciliano. Lungo mi spiega, devo partire per Villareggia, andarlo a trovare, portando notizie di noi; documenti importanti da consegnare poi a un Garibaldino ferito, ricoverato all’ Ospedale; e una lettera per il cambio dei prigionieri, coi nostri. È meglio partire accompagnata e faccio venire Alce; per la strada lunga, e non ancor conosciuta; anche se mi danno un pò di spiegazioni. Al mattino sono le 7 si va, ci portiamo verso Piverone, perchè ci hanno segnalato forze a Bollengo. Invece giunta in paese, la republica [sic], è la 2 Compagnia Macerata, del capitano Antonelli; hanno bloccato tutto il paese, e girano per le case. Ci guardiamo incerte, a proseguire, si tenta ugualmente, e con indiferenza [sic] si passa vicino al Capitano, che sta facendo colazione. (dicendole buon appetito); ci ferma, interpellandoci da dove si viene, e se abbiamo visto partigiani; (rispondiamo, da Magnano!) che la via è libera, e non ci sono partigiani; ringrazia salutandoci. E con gran sollievo ci allontaniamo, incontrando sempre altre forze per via, finalmente Cossano sena altri incidente. Si chiede nuove informazioni sulla strada da fare, e dinuovo [sic] si prosegue la strada è lunga e non finisce mai; siamo già sfinite, che si prosegue con fatica; verso sera Villareggia, siamo soddisfatte di aver ancora salvato i documenti. Gandi ci dà [sic] un biglietto da portare, e ci spiega di passare per altra via, sono giunte notizie che i nostri sono stati attaccati, e le forze nemiche sono ferme a Magnano, e in diversi paesi. Si passa da Albiano e si arriva a Bollengo; contente di essere cuasi [sic] arrivate, e di aver adempito per bene la nostra missione, invece che brutta sorpresa per noi! Si vede la republica [sic], non ci scompone, siamo passate tante volte! Una vecchietta ci indica una strada più breve e nascosta; non ha ancora finito di spiegarci, che come un fantasma, ci appare il Capitano Antonelli, e guardandoci ci riconosce, e fa cenno di avvicinarsi (mi sento tremar tutta per l’ emozione), ma impassibili ci avviciniamo; ci portano al Dopolavoro, dove si trova il comando: Ci affida ad un Tenente come persone sospette, e poi se ne va; questo ci dà [sic] sollievo, perchè lui ci fa un pò [sic] paura, per l’aria cattiva e crudele che ha. Il tenente ci fà [sic] diverse domande, che si risponde a tempo; poi facciamo vedere la carta di identità, (e qui è il bello!) perchè una è di Tollegno, e l’altra da Gralia [sic]; e bisogna dar spiegazioni. Poi ci perquisisce, non trova niente, poi le borse, niente, ed infine mi guarda la mia trus [sic] che è un porta toeletta comune ma dietro ha un nascondiglio segreto; lì si trova il mio biglietto, lo gira e rigira, mentre seguo con ansia tutti i suoi movimenti ed infine chiede un temperino (cosa vorrà fare!) e col temperino apre il segreto, e trova il mio biglietto, mentre goccie [sic] di sudore imperlano la mia fronte. (Per istrada, in caso che fossimo prese e scoperte, si aveva detto; di dire che un prete ci aveva consegnato una lettera, e, portarla al prete di Ciliano [sic], che era per il cambio dei prigionieri; sapendo che era un’ azione ben fatta abbiamo accettato, e sapendo di salvare delle vite umane, perchè per noi erano tutti fratelli. E Alce così spiegò al tenente; ci legge il contenuto del biglietto, per fortuna non è compromettente e non dice niente, ma cè [sic] la firma di Gandi e qui è il guaio; ma la fortuna dinuovo [sic] ci assiste, perchè nel biglietto, parla della lettera del cambio. Ma bisogna rispondere in che maniera si è avuto il biglietto; e pronte si risponde, in cambio della lettere consegnandogli al prete. Riflette un pò ma poi ci dichiara in arresto, e ci separa paura che si complotti, e se ne va a far rapporto di ciò. In quel attimo [sic] mille pensieri si affollano per il capo, e faccio progetti per scappare nella notte, vado al gabinetto, un armato mi accompagna, mentre fa da guardia, apro la finestra e guardo giù, cè [sic] un salto di 20 m. ma in caso disperato lo farei. Ritorno dentro, divento calma e sicura, la morte non mi spaventa più, che mi fucilino pure, ma non mi faranno parlare, meglio morire che tradire i miei compagni. Arriva il Capitano e un Tedesco; mi interrogano, davanti una carta topografica, la strada che ho fatto per portare sta lettera; ogni tanto devio, per non segnalare Villareggia e punto su Ciliano [sic]. E nuovamente domande, (dove ho dormito, come si chiamavano ste [sic] persone che mi hanno dato ospitalità, e via, parlo sempre, me bugie su bugie. Il Tedesco mi accusa di spionaggio, ed io continuo a negare; mi fanno alzare e segno di seguirli (Dove mi portano!) e cosa mi faranno?) ma li seguo con passo sicuro; in una stanza mi dicono di svestirmi; io li guardo intimidita, mi spiegano che è un ordine, di fare lo spoglio e se nascondo ancor qualcosa, io nego: Allora il tedesco brutto farabutto mi spoglia con brutte maniere, mentre l’altro mi guarda, vede che tremo, ma non per paura; ma temo mi oltraggino, preferirei la morte, ma non essere toccata da loro. Mi dice di non temere, che guai a lui se mi tocca, strano che proprio il mio nemico sia così indulgente, si vede che son [sic] riuscita a commuovere stò [sic] cuore di pietra per fare così. Mi fanno rivestire per non aver trovato nulla ed infine il tedesco se ne va [sic]. Mentre il Capitano interroga la mia compagna; sono le 2 di notte, le mie forze son [sic] esaurite per la stanchezza ed il sonno, mentre nell’altra camera si sente gridar forte il Capitano che non ha ancora finito. Poi tocca a me (cosa devo ancor dire!) cosa avrà detto la mia compagna!) mi interpella dicendomi di non raccontar tante storie, che ne ha abbastanza; e che se non voglio parlare piuttosto stii [sic] zitta. (A’ [sic] indovinato, non voglio parlare per non complicare di più le cose) e rispondo che non ho nulla da dire, più di quanto ho detto prima. Mi dice che ha capito chi sono, e che mansione avevo; rifletto un attimo è troppo perspiccacie [sic], ed astuto; (ma ho capito che è un soldato anche se è imbevuto da falsa propaganda, dal suo racconto; dicendoci che ha sempre combattuto da valoroso sul fronte, e per amor patrio [sic].) Penso allora di giocarlo anche io con astuzia, toccandolo nella parte più debole, senza dir tanto ed ottenere molto. Dico che ho portato via qualche biglietto, sempre però a persone che non conosco di nome e la recapitazione è sempre in qualche strada segnatoci, e che non sono al corrente di niente. Mi insulta dicendomi che sono una donna cattiva e malvagia, e che come ordine militare dovrebbe fucilarmi senzaltro [sic]. Io le rispondo che se anche mi fucila la mia coscenza [sic] è tranquilla, e che davanti a Dio non ho nulla da rimproverarmi, e che lui dovrà aver rimorso per sempre; e che ho sempre aiutato, per far del bene. Sentento [sic] ciò resta un po perplesso, per il fervore di come lo detto [sic]; mi chiedo perchè lo faccio questo; (gli rispondo per l’Italia libera, per cacciar i tedeschi.) e poi nuovamente si discute di politica. Non dico proprio, ma si riesce quasi a convincerlo, perchè si vede che non è tanto sicuro, come prima, nel farci la morale. Capisce che non ci abbasiamo [sic] a chieder grazia, e ci vede ferme e sicure, pronte a morire ma non tradire i nostri; e questo ha fatto colpo, e incomincia a capire cosa sono i patriotti [sic]. Ci porta a dormire in una casa di borghesi, facendoci promettere, di non fuggire, senza aspettare il suo ritorno in mattinata verso le 9 e deciderà sul da farsi. Tutta la notte non si chiude occhio, io voglio scappare, non mi sento di aspettare sino al mattino e poi ho paura che mi torturino per farmi parlare, o mi fucilino. Alce mi scongiura di non andare, le pattuglie potrebbero vedermi. E mi dice che con il suo racconto ha fatto commuovere il Capitano, e che facilmente lui ci salva perchè ha il suo figlio adottivo nostro prigioniero dunque e presò [sic] alle strette, o cambiarci con lui, o prenderlo, e poi ci sono 13 prigionieri e prima di ucciderci hanno da pensarci. Cerco di dormire ma non posso, le ore passano con angoscia; e finalmente è mattino; arriva, ha la faccia così burbera che si pensa che sia scoccata la nostra ora, e invece ci consegna il nostro biglietto, ci raccomanda il suo figliuolo di portarglielo giù, e ci dice che siamo libere di andarcene. Lo salutiamo, abbassiamo il capo, per non farci vedere, le lacrime scendono copiose dagli occhi, è l’emozione; contente di essere salve; (o mio Dio, come e [sic] preziosa la vita? Si respira a pieni polmoni l’aria pura, e dopo tanto ci ritroviamo fra i nostri.

(Archivio Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia – Fondo Memorie e Testimonianze sulla Guerra e la Resistenza, busta 79, F. 5, Teresa Comini)


Leggi la Biografia di Teresa Comini